…avete ricevuto un invito? RSVP!

Abitare in Francia* ‘da straniera’ ti fa osservare con un occhio più analitico molte sfumature linguistiche che i nostri cugini transalpini (lo dicono tutti e, per una volta, voglio dirlo anch’io!) danno per scontato. Sono a stretto contatto con i francesi ogni giorno (perché sì, per quanto possibile sto evitando come la peste ogni contatto con i miei connazionali per immergermi il più possibile nell’ambiente linguistico francofono – se no cosa sono venuta a fare?!) e mi accorgo che, ovviamente, parlano la loro lingua materna in un modo connaturato (come noi l’italiano del resto) e non si pongono molte domande che uno straniero si pone (o almeno potrebbe porsi – insomma, io me le pongo).

I francesi sono abbastanza fissati/ossessionati con le sigle e gli acronimi (e i miei studenti a scuola mi hanno fatto notare che lo siamo anche noi, nonostante mi sembri che vincano loro su questo punto) e ne ho già dato un primo esempio qui scegliendo un tema ‘gggiòòvane’. Ora preferisco tornare al ‘classico’ e intramontabile RSVP.

Visualizzate la scena:
Siete a casa, in un pomeriggio primaverile in cui le condizioni metereologiche fanno pensare a tutto fuorché alla primavera (fin qui è tutto vero, non vedo un termometro che segna temperature sopra ai 10°C da almeno 20 giorni…!). Vi rilassate sul divano con una bella tazza di tè (anche fin qui è tutto vero – sono dispiaciuta per i non amanti del tè ma io sono una grande bevitrice… di tè!) e un buon libro (in francese in questo caso – su, fate uno sforzo!).
[Disclaimer! Da qui comincia la parte inventata tipo film!]
Improvvisamente suonano alla porta ed è il fiorista che vi sommerge con un immenso bouquet (lo so, avrei potuto scrivere ‘mazzo’ ma, situandosi la scena in Francia, utilizziamo la lingua locale) di fiori (presumibilmente da un ammiratore segreto – sapete come sono le donne in questi casi!). Ebbene sì, non è il vostro compleanno, né il vostro onomastico, né un’altra ricorrenza particolare. Quindi… [calma e sangue freddo] notate che il bouquet in questione è accompagnato da un biglietto sul quale è scritto il vostro nome a caratteri dorati, in rilievo (ok, sto esagerando). Aprite il biglietto (avrei voluto scrivere “con mani tremanti” ma nove parole fa avevo detto che l’avrei smessa e poi farebbe troppo romanzo dell’800 – abbandonereste tutti la lettura del mio post… e poi cavolo, siamo nel 2013 e stiamo parlando di scritturebrevi, vogliamo scrollarci di dosso la polvere dei secoli!?) e trovate un messaggio (in francese ma noi, per comodità, lo tradurremo):
“Ti ho vista alla fermata del tram (avevamo detto di tornare con i piedi per terra nel 2013, no?) e vorrei invitarti a cena la prossima settimana. Spero accetterai. RVSP
Tralasciando i dettagli di come l’ammiratore sconosciuto in questione abbia reperito il vostro indirizzo (senza denunciarlo per stalking) e di come voi effettivamente farete a rispondere all’invito a cena (forse nel biglietto vi ha lasciato un numero di telefono, un indirizzo email… un account Twitter!? Ok, si vede che come scrittrice di romanzi rosa faccio acqua da tutte le parti!), concentriamoci sull’acronimo: RSVP.

Potrei quasi scommettere che ci sarebbe una percentuale, seppur marginale, di francesi (e non solo – ma noi siamo in Francia, ricordate) che forse non saprebbe cosa significhi per esteso perché sono persone che scrivono spesso RSVP ‘per inerzia’, perché lo hanno sempre scritto alla fine di un invito, di una richiesta…
Sta di fatto che ‘sti francesi lo scrivono ovunque, per qualsiasi avvenimento, su qualsiasi supporto più o meno tecnologico (lettera, post-it, sms, email, messaggio sulla bacheca di Facebook, tweet…): invito a colazione/brunch/pranzo/merenda/spuntino/cena, invito a matrimonio/comunione/cresima/battesimo, invito ad una festa di compleanno/festa di inaugurazione di una nuova casa (si chiama fête crémaillère ed è molto alla moda!), invito a teatro/cinema/Opéra (da leggere con l’accento sulla ‘a’!), invito all’inaugurazione di una mostra/un evento.

Quindi, la morale della storia è che i francesi ci tengono molto al loro RSVP quindi, anche se ricevete un sms nel bel mezzo dell’ora di punta sulla metropolitana di Parigi all’incrocio di quattro linee e di due RER e non avete assolutamente voglia di tornare a casa, prepararvi in fretta e furia per riuscire super eleganti dopo una stancante giornata di lavoro… Répondez, s’il vous plaît”!

RSVP

Piccola postilla: grazie a Wikipedia, ho appena scoperto che qualcuno non ben specificato (“citazione senza fonte”) ha proposto una traduzione italiana dell’acronimo RSVP: “Risponda, se vuole partecipare”. Ma, come viene giustamente detto, è una sfumatura che implica solamente una risposta in caso affermativo.
…e se io non volessi proprio partecipare!? Suvvia, lasciatemi la scelta!

*gli epidodi della mia “vie de jeune prof” sul blog di Tor Bloggata:
http://www.universitor.it/blog/entry/vie-de-jeune-prof-1.html
http://www.universitor.it/blog/entry/vie-de-jeune-prof-2.html
http://www.universitor.it/blog/entry/vie-de-jeune-prof-3.html

[Beh, mi sono accorta che di ‘breve’ in questa mia ‘scrittura’ c’è ben poco! Gulp!]

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