matematica di vita

tre

Era solo una questione di logica, di matematica; nient’altro.
Chiuso in questa corazza fatta di pura razionalità si sentiva sicuro, nulla poteva sfuggire al suo controllo.
Il 3 gli era sempre piaciuto, era il numero della perfezione. Ancora ricordava con triste nostalgia quando lui era il terzo, dopo mamma e papà. Loro due con lui avevan fatto tre ed allora credeva che tale numero potesse solo crescere moltiplicandosi e sommandosi. Purtroppo il suicidio del padre gli fece scoprire i meno della vita e le divisioni che, a dire della madre, dovevano rappresentare la forma della democrazia perfetta. Da tre furono due.
Quel numero gli pesava come un macigno, finché non conobbe quell’uno che l’avrebbe reso nuovamente tre. Se lui e lei erano due, facilmente sarebbero diventati tre ricostruendo quell’ordine divino a cui non poteva sottrarsi.  Ora avevano creato un’unità indivisibile, si erano sommati: uno più uno. Mai avrebbe pensato che lei potesse andarsene, perché se uno più uno fa due, uno meno uno fa zero e ciò è razionalmente inammissibile. Ma la paura che qualcosa di imprevisto potesse accadere lo spinse a credere che l’unico modo per evitare lo zero fosse riaffermare l’uno. Cancellò come un colpo di gomma l’idea del 3 e il due che aveva creato e riordinò le sue certezze.

Sarebbe sempre e solo stato un uno per uno periodico.

Alessia T.

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