Dalla passione all’impegno: RT (Che carattere!)

Caratteristica di Twitter è l’ambiente rumoroso.
L’immagine degli uccellini cinguettanti rende molto bene il concetto dello spazio affollato e chiacchierino dove ci si incontra per caso o per volontà. O meglio, immaginandoci quali componenti di una infinita biblioteca, ci si consulta (frequenta) per nome (@) o per soggetto (#).

Un labirinto borgesiano (anche l’idea della biblioteca è da Borges), o una interminabile scala di Escher, dove salire e scendere sono azioni opposte ed identiche, complementari nell’interminato moto dell’andare.
Una specie di ecosistema che si regge sulla cooperazione e sull’intervento attivo.

Lo statuto di follower comporta speciali diritti e anche doveri.
Ricevere il tweet è diritto (una prelazione), ma anche dovere, della lettura.

Vi sono poi ulteriori opzioni.
Aggiungere tra i Preferiti (l’inglese sintetizza con “to prefer”) – ne ho parlato – equivale a dare un riscontro, di fatto tenendo la notizia per sé: un’attestazione di merito ma poco produttiva.

Gesto più marcato di approvazione è certamente il Retweet, in sigla “RT”.
Seguendo il paragone con Facebook, ritwittare è dire “Mi Piace” e “Condividi” allo stesso tempo: bella dichiarazione.

In termini di regole della comunicazione, il RT è un’operazione di cooperazione che fa funzionare il discorso: con un click la notizia si riverbera nella rete e raggiunge altra compagnia.
I cerchi concentrici provocati dai sassi nell’acqua si allargano e si intrecciano, il messaggio si amplifica e percorre vie più vaste: una e tante eco.

Nel rumore di fondo che pervade l’ambiente, il RT appare come un’operazione addirittura di salvezza.
Un solo tweet ha poca speranza di farsi notare se non viene raccolto e riprodotto, portato e riportato all’attenzione, nel flusso incessante dei cinguettii.

Vi è poi la questione della netiquette: le regole di cortesia valide per la rete sembrano, nel caso di Tweetter, più rilevanti.
La compagnia dei follower è eterogenea e per lo più non ci si conosce personalmente o all’esterno della propria cerchia.
Per questo non ci si risparmia in gentilezze: la tradizione del #FF, ad esempio, i continui “grazie”, ricambiare il following e, infine, il RT sono manifestazioni di solidarietà nella comunità viva.

Col tempo alcuni follower escono dall’anonimato e diventano speciali interlocutori, pressoché familiari.
A motivo di interessi comuni si instaurano più stretti legami e relazioni elettive; si condivide di più, ci si relaziona in modo più personale, si sposano “ideali” e “battaglie”.

E specialmente quando il tweet contiene l’account, esso interpella direttamente il ricevente.
In tal caso il RT diventa quasi un’azione di default.
Non procedere è al limite segno di disattenzione, noncuranza, ma addirittura può diventare evidenza di negata approvazione, un silenzio assordante, un esporsi, comunque.
In questi casi il rischio è, all’inverso, che il RT diventi un automatismo: ci si fida a tal punto da non leggere, da non cliccare nemmeno sull’eventuale link, ed è anche questo un latente effetto dell’assuefazione generata da certa fretta e superficialità provocate dal mezzo.

Si dirà (e sono d’accordo!) che non c’è obbligo, che Twitter non impone nulla, e ci mancherebbe poi che fosse il contrario.
Ma il mio discorso riguarda i meccanismi ed è un fatto che in tutti i contesti l’interazione risponde a regole, anche non esplicitate.
L’etnografia della comunicazione ha importanti esempi da fornire all’analisi del rumore e del silenzio.

Il RT è in sé la traccia, unione di segno e contenuto.
E’ dare voce alla voce.
E’ procurare una chance.
Vuoi mettere?

“Preferiti” e RT: dalla passione all’impegno.
Insomma RT: Che carattere!

Francesca Chiusaroli, Scritture Brevi
1 giugno 2013

uccelliesotici

Francesca Chiusaroli

About Francesca Chiusaroli

Sono nata a Recanati, dove vivo. Mi sono laureata a Macerata, dove oggi insegno linguistica. Tra allora e ora, altre sedi.

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