Refusi 1: Diffidare delle imitazioni

Da tempo (primo interlocutore @AntonioPrenna) ho in mente di dedicare un post alla questione dei refusi nella scrittura digitale.
Problema legato al mezzo e al supporto, allo stato “in movimento” dello scrivente, alla sensazione che un errore di digitazione non abbia conseguenze gravi, dal momento che la dimensione virtuale evoca l’idea della massima evanescenza (correggo quando voglio e l’errore non c’è più).

Il correttore automatico, del dispositivo mobile come del programma di videoscrittura (es. Word), aiuta fino a un certo punto, avendo il “limite” di reinterpretarci le parole a suo modo, applicando la modifica meccanicamente e operando secondo il principio del silenzio-assenso.

Conseguenze ci sono invece, ad esempio, per quanto riguarda Twitter nel caso dell’hashtag.
Digitarlo con l’errore grafico non soltanto condanna il tweet relativo a restare fuori dal sistema del motore di ricerca (per hashtag).
Ma in più la forma errata rischia di perpetuarsi, a motivo del sistema che memorizza le forme, inserendole nell’elenco delle opzioni e riproponendole.

Voglio parlare del caso di #scritturebrevi.
Come si sa, i tweet accompagnati dall’hashtag entrano nel sito del blog e/o vengono ritwittati dal mio account, per il principio della raccolta e della costruzione stessa della categoria concettuale “scritture brevi”.
Quando l’hashtag contiene un errore di scrittura il tweet si smarrisce; se per caso mi accorgo, procedo alla segnalazione o intervengo correggendo.
Tuttavia a volte è difficile persino accorgersi dell’errore: varianti di “scritture” con tre “t” o con una (scrittturebrevi/scriturebrevi) sono capitate e capitano, ma non è facile intercettarle.

Il meccanismo è quello classico della lettura: percepiamo la parola nella sua interezza, come forma scritta corretta, e non vediamo l’errore quando questo interessi una sola lettera.
E’ lo stesso meccanismo poi della ricerca sul web: il motore di ricerca ci corregge la forma sbagliata graficamente (“Forse cercavi…” e anche Twitter ha preso a scrivere “Forse cercavi…”), il mero errore grafico è come ignorato e automaticamente corretto.

Tornando a #scritturebrevi, attribuiamo alle condizioni della fretta le forme sbagliate e le reintegriamo.

Vi sono poi casi di voluta alterazione, ricercata a scopo di effetto, ed è il classico giocare con le parole.

Abbiamo registrato alcuni esiti divertenti (grandi risate con la carissima @ineziessenziali) e interessanti, che ci hanno fatto sinceramente piacere (sono grata per questo a @hombrenadamas2) al pensiero che è significativo dell’interesse quando si comincia ad essere “imitati”.

E dunque ben vengano, se per gioco o per sperimentazione (bellissima la sperimentazione creativa dedicata a #scritturebrevi dalla nostra @IlaMerlini).
Ma, per il resto, occhi aperti e diffidiamo delle imitazioni!
E buona lettura.

Francesca Chiusaroli, Scritture Brevi
4 luglio 2013

lavagna

Francesca Chiusaroli

About Francesca Chiusaroli

Sono nata a Recanati, dove vivo. Mi sono laureata a Macerata, dove oggi insegno linguistica. Tra allora e ora, altre sedi.

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