Google is making a "font family" that aims to support all the world’s languages. Whether it's desirable is debatable: http://t.co/zm3saYhL2C
— Stan Carey (@StanCarey) 4 Agosto 2014
Si parla del progetto di Google di creare, sulla scorta dell’esperienza dello Standard Unicode, una famiglia di font capace di riprodurre, unificare e “tradurre” tutte le scritture del mondo, evitando così il quadratino bianco (il cosiddetto Tofu) e consentendo la comunicazione universale.
Sarà un bene? Sarà un male? Come si legge nell’articolo, il dibattito è aperto e riguarda la critica alle tendenze omologanti della globalizzazione, ma riguarda anche la coscienza di certe incommensurabili differenze tra le scritture.
Per questa sede è certamente interessante che il più potente motore di ricerca sia alle prese col tentativo di superare l’incomunicabilità della rete generata dalla pluralità grafica. Una questione meramente tecnica, che tuttavia tanta parte svolge nel processo di lettura della scrittura in rete.
La baconiana disputa degli idola fori – da cui le derivate scritture universali – è così riproposta.
È Noto, il No Tofu di Google ed è Scritture Brevi: Che Carattere!