La scrittura la leggiamo o la vediamo?
Lunga è la storia che accomuna la parola all’immagine. Un connubio che ha attraversato età diverse, che ha sperimentato espressioni e generi, innovando e contaminando pratiche e stili.
Dalla “poesia figurata” ellenica alla “poesia visiva” del Novecento, la parola ha ispirato gli artisti e le immagini hanno coniato nuove voci. Nel 1872 Rimbaud nella sua celebre poesia Voyelles dichiara che le vocali hanno un colore: “A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu”.
I confini tra scrittura e pittura si assottigliano, le parole, come ai tempi dei pittogrammi egizi, vengono incorporate nei dipinti. Magritte raffigurando una pipa, scrive sotto: “Questa non è una pipa”.
Dal Futurismo al Dadaismo, dal Surrealismo alla Pop Art, dalle correnti concettuali degli anni Sessanta al Fluxus, la scrittura ha accompagnato il fare nell’arte in poliedriche divagazioni e in febbrili manifestazioni verbo visuali.
Oggi nell’era telematica le “arti sorelle” hanno iniziato un nuovo confronto creativo in uno spazio aperto, plurimo e ramificato, che intreccia linguaggi estetici, mediatici e tecnologici e dialoga, senza barriere, nella molteplicità del contemporaneo.
Silvia Papa, storica dell’arte, per Scritture Brevi