Perché “ti voglio bene” è una frase bellissima mentre “TVB” è tra le #parolecheodio?
Perché il punto, classico segno di neutra conclusione, è oggi un “pericoloso” segnale di contrarietà?
Perché emoticon e emoji, da “accessori” della comunicazione digitale, ne sono ora elementi pressoché indispensabili?
L’ostilità in rete si gioca non solo sul significato delle parole, ma spesso sulla loro forma grafica.
Osservatorio della lingua che cambia, laboratorio di giochi di scrittura, #scritturebrevi raduna su Twitter una community social che, da quattro anni, si confronta sui temi della scrittura. In sintesi.
Su questo e altro, l’appuntamento è all’edizione 2017 di Parole Ostili (Trieste, 17 e 18 febbraio), panel Social Media e Scritture, curato da Vera Gheno.
Che poi da parole ostili a parole o-stili è tutta questione di #fatespazio. Cose da #scritturebrevi.
Francesca Chiusaroli, Scritture Brevi