#Satirabreve: informarsi (ridendo) in 140 caratteri

(immagine da mashable.com)

(immagine da mashable.com)

Buone regole per un pezzo satirico efficace: essere originali, pungenti, possibilmente partire da un fatto di attualità e dargli una connotazione personale. Giocare con le parole, trovare il giusto tono (caustico, dolceamaro, rassegnato…) senza preoccuparsi delle critiche. E soprattutto, essere brevi: dire poco, e dirlo bene.

Molti sono i comici che da blog personali hanno deciso di passare nel tempo a Twitter. Segno che i tempi che cambiano (e accorciano) il modo di scrivere si sono affacciati sullo strumento che meglio condensa quelle regole e le fa proprie. I 140 caratteri del social network cinguettante sembrano essere i più efficaci allo scopo: ed ecco quindi che autori satirici, personaggi di spettacolo, giornalisti e perfino politici si spostano in massa su Twitter alla ricerca di followers.

Mi sono imbattuta in due articoli che riguardavano Beppe Severgnini, giornalista vincitore del Tweet Awards 2012. I due articoli sono qui e qui . C’è anche un breve decalogo del buon tweeter (Twittatore? Twittante? Mah!) riportato da Quotidiano in classe, progetto rivolto ai più giovani, a questo link. Cosa mi è balzato subito all’occhio? Che molti dei consigli di Severgnini coincidono con le regole di cui sopra:

Microblogging – la definizione ufficiale – è un buon riassunto. Gli interventi di 140 caratteri obbligano alla sintesi. Sono un esercizio quotidiano di igiene mentale, uno spazzolino per il cervello.

Twitter chiede richiede passione, tempismo, ironia e serietà.

Io offro scena e retroscena di una vicenda: la notizia è conosciuta, ma aggiungo un particolare.

Divertitevi, portate un valore aggiunto.

Twitter è un esercizio di sintesi. Una macchina della verità: si capisce se sei in gamba, se sei spiritoso, se sei un pallone gonfiato.

Mi sono tornati alla mente, inevitabilmente, i vari Andrea Scanzi, Luca Bottura, Alessandro Milan, Filippo Facci, tutti giornalisti dal taglio critico e pungente che su Twitter operano allo stesso modo di uno @Spinoza o di un @Nonciclopedia. Perché per farsi seguire, per dare un punto di vista alternativo sul mondo, per garantirsi un retweet, l’ironia è l’arma migliore.

Alessandro Milan ‏@alinomilan

Militanti M5S fuori dall’Hotel Saint John, scelto per la loro riunione: “E’ del Vaticano, non pagano l’Imu! Cambiate albergo!” #Rassegnati

Filippo Facci ‏@FilippoFacci1

(ANSA) – Roma, 20 FEB – Scandalo nell’Idv, la laurea di Di Pietro è autentica.

Andrea Scanzi ‏@AndreaScanzi

Ferrara: “Contano più i miei 135mila voti contro l’aborto che gli 8 milioni di Grillo”. Wow. E’ l’unico che rosica più di ingroiani e piddini.

Luca Bottura ‏@bravimabasta

Grillo: “Non abbiamo mai detto di volere un governo tecnico e comincio a pensare che quelle là fossero davvero cene eleganti” 

Se i giornalisti hanno deciso di informare il loro pubblico attraverso la satira, anche gli utenti “comuni” approfittano a loro volta della grande potenzialità dei cancelletti per dire la loro in modo ironico.

Un’ironia che si manifesta attraverso hashtag esplicativi di per sé: così sono nati #faiunadomandaalpapa o #grillistianonimi. Per non parlare delle finestre sui programmi tv come l’#oilgate del pubblico di Masterchef o la #seviziapubblica di quello di Santoro.

È proprio il caso di dirlo: una risata (di 140 caratteri), ci seppellirà.

(da http://callmeleuconoe.wordpress.com)

About Veronica Adriani

Linguista di formazione, comunicatrice di professione, blogger per passione. Da una vita - insomma - alle prese con le parole. http://callmeleuconoe.wordpress.com

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