André Martinet/2 Aboccachiusa

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Nella mia intervista ad André Martinet, che in questi giorni sto rivedendo e pubblicando, in parte qui e anche sul mio blog segmenti, rispondendo alla seconda domanda il linguista fa cenno, tra l’altro, al linguaggio dei non udenti e dice: “La lingua è l’articolazione di ciò che noi vogliamo dire in una serie successiva di espressioni in sequenza. Perché una sequenza? Perché parliamo. Quando usiamo la voce deve per forza esserci una sequenza. Il linguaggio dei sordi è interessante perché in quel caso abbiamo una doppia articolazione, ma, per la natura del mezzo che essi usano per comunicare, il concetto di sequenza non è necessario. Queste loro espressioni, che corrispondono ai nostri fonemi, sono contemporanee, perchè loro usano le mani, la mano destra, la sinistra, il viso, la posizione del corpo, ogni cosa. E’ diverso”.

E così, come dice, anzi mima,  Daniele Silvestri in questo video, “a bocca chiusa, le idee vanno avanti insieme, anzi… lo stesso”.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=bK8sMbmbg2M

Il periodo storico è decisamente diverso dal nostro, perché Martinet poi aggiunge: “E’ interessante studiare quella lingua, per renderci conto di che cosa sia effettivamente la nostra lingua normale”. L’analisi diacronica permette a Martinet di teorizzare che la lingua, in quanto strumento di comunicazione, è un sistema molto più ampio e complesso di come tradizionalmente lo si concepisce. Ecco perché le parti del discorso nella sua costruzione teorica non hanno una corrispondenza biunivoca con la forma, ma solo con la funzione. “Molti linguisti americani – diceva – direbbero che la /-s/ di /books/ non è lo stesso morfema della /-n/ di /oxen/. Hanno ragione, perché morfema fa riferimento alla forma e, quindi, la parola morfema non va bene. Ed è ridicolo insistere con la nozione di forma nel caso dei morfemi, che sono unità significative, perché, quando hai una unità significativa, l’importante è il significato e non la forma”.

La tecnologia Internet diventa pubblica proprio nel 1993, anno di questa intervista con André Martinet. Il  web nasce il 6 agosto 1991, giorno in cui Tim Berners-Lee mise on line su Internet il primo sito e il 30 aprile 1993 il Cern decide di rendere pubblica la tecnologia alla base del web. Negli stessi anni compaiono gli sms: il primo (MERRY CHRISTMAS) è stato inviato dall’ingegnere britannico Neil Papworth il 3 dicembre 1992 da un computer ad un cellulare sulla rete Gsm Vodafone. All’inizio del 1993 uno stagista della Nokia manda il primo messaggino da cellulare a cellulare.

Martinet, dunque, non aveva il supporto di tutta la storia successiva, che ha visto la scrittura cadere nella rete, trasformandosi progressivamente da mezzo di comunicazione prevalentemente grafico a mezzo multimediale, molto più vicino alla comunicazione verbale, che non si è mai servita solo delle parole, ma, in parallelo, anche di altri linguaggi, primo tra tutti quello del corpo. Gli anni ’90 del ‘900 erano il periodo in cui le persone scrivevano poco e leggevano meno.

Eppure la teoria di Martinet, grazie all’analisi diacronica, coglie un aspetto che oggi è fondamentale: la lingua è funzionale alla comunicazione e la segmentazione della lingua in unità significative non può basarsi in via esclusiva sulla forma, ma essenzialmente sul significato.
E’, di fatto, il viatico per le scritture brevi, che assurgono a espressioni del tutto autorevoli delle rispettive lingue, in quanto assolvono al compito principale della comunicazione, inglobando in sé una dimensione che per lungo tempo era marginale nelle lingue definite normali: quella della multiformità e della contemporaneità delle espressioni.

Margherita Rinaldi

About Margherita Rinaldi

Gornalista professionista. Prima free lance, poi cronista, addetto stampa e ora esperto in comunicazione nella pa. Nasco dalla linguistica e lì, di tanto in tanto, ritorno

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