Facebook, il grande hashtag

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Prima, neanche molti anni fa, con tanta gente non ci si conosceva più. Alcune persone, che magari in certi momenti erano state pure importanti, col tempo erano scomparse dalla nostra vita, oltre che dalla nostra vista.

Dopo è arrivato Facebook e più o meno tutti abbiamo passato un buon paio d’anni a recuperare, felici, sbalorditi, emozionati, pezzi di storia, più o meno personale, che fino a quel momento se n’erano stati nascosti zitti zitti chissà dove. Certo la vita non ha il tasto rewind, non torna indietro e quindi, con i nostri amici di oggi e di ieri, non possiamo fare altro, se anche a loro fa piacere, che ricordare il passato oppure vivere un nuovo presente, più o meno virtuale.

Io personalmente ancora mi crogiolo nella gioia e nella curiosità di guardare la strada che hanno fatto gli altri mentre io non li vedevo: lavori, figli, mariti, mogli, viaggi, nuove città, case diverse, altri orizzonti, inimmaginabili confini. Mi piace esplorare i loro profili centimetro per centimetro. E’ come aver chiuso gli occhi per un po’ e poi riaprirli, guardarsi intorno e vedere che la scena è cambiata in silenzio. E’ una dimensione inedita: scopri persone nuove anche dentro quelle che ti sembrava non potessero avere segreti per te. Crei, in questo modo, nuovi legami.

Uno dei concetti chiave dell’era 2.0 è sicuramente quello di aggregazione, che si concretizza appieno nello strumento dell’hashtag, diventato celebre con Twitter. Ma che cos’è Facebook se non il primo grande aggregatore? Un collettore di storie, di interessi, di eventi, di vita, di amicizie, di rapporti che scegliamo di condividere per la prima volta o di condividere di nuovo, in gruppi piccolissimi, piccoli, grandi o grandissimi, pubblici o privati, aperti o chiusi. Una macchina del tempo che, meraviglia delle meraviglie, contiene in sé la dimensione sincronica come quella diacronica: presente e passato insieme.

E pensare che Facebook non usa ancora l’hashtag. Chissà perché.

Margherita Rinaldi

About Margherita Rinaldi

Gornalista professionista. Prima free lance, poi cronista, addetto stampa e ora esperto in comunicazione nella pa. Nasco dalla linguistica e lì, di tanto in tanto, ritorno

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