Send and run

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Su Urban Dictionary, il famoso dizionario collettivo dello slang (ora in verità accoglie ogni parola), ho trovato l’espressione “Send and run” (voce inserita il 6 maggio 2013) ed ecco la definizione:

The act of delivering bad or unpleasant news via email at the very last point in the day, so as to purposely avoid being there when the response is received. Usually deployed just after 5pm or before going away on holiday.
Person 1 – “I really don’t want to have to deal with this”
Person 2 -“Why don’t you just do a send and run?”
Person 1 “I can’t, they gave me a blackberry”

Colpisce in questo caso l’inserimento in data tanto recente, nel dizionario nato nel 1999, di un’espressione legata all’uso della comunicazione per email.
L’occasionalità tipica dell’organizzazione di Urban Dictionary giustifica la registrazione “tardiva” di tale forma, che appare evidentemente legata all’impiego dell’email in un’attività da tavolo, presumibilmente da ufficio; una modalità evidentemente antiquata rispetto allo stato attuale della connessione continua.

Del resto il dialoghino riportato richiama tale inadeguatezza dell’espressione rispetto ai nuovi standard dell’interazione attraverso scrittura digitale, il che è da considerarsi un elemento rilevante per la riflessione relativa all’estrema rapidità con cui la lingua si modifica, più che mai in questa età di internet.

Resta vero che nel cosiddetto diasistema delle scritture della CMC, che sono l’oggetto di analisi di Scritture Brevi, l’email è una forma comunicativa che ha acquisito una connotazione di ufficialità e livelli di standardizzazione tali da diventare un mezzo praticamente “lento” per la comunicazione, un insidioso sostituto moderno della lettera cartacea che non prevede, o non richiede, replica istantanea.
Quasi sconosciuta ai ragazzini (sempre connessi via chat, in proporzione aprono molto raramente la casella di posta elettronica), l’email è stata man mano eliminata anche nei contesti “aziendali” (dunque “adulti”), sostituita da servizi di messaggistica interna intesi ad accelerare il flusso della comunicazione per motivazioni di risparmio ed economia.

Su Corriere Tecnologia di oggi ci sono due servizi relativi al nostro rapporto ossessivo con gli smartphone.
Un’analisi ha calcolato che per ben 150 volte al giorno (ogni 6 minuti dalla nostra sveglia) guardiamo lo smartphone: un dato che molti di noi verificano su se stessi.
In aggiunta Alessandra Farkas parla di una “metamorfosi socio-collettiva” ora in atto, descrivendo l’abbassamento del tempo in cui, nel corso di conversazioni più o meno formali, gli interlocutori si guardano negli occhi, per le condizioni del multitasking digitale. Ed anche questa è una pratica diffusa e comune.

Ecco, l’allarme è lanciato.

Varie sono le motivazioni dell’avere lo sguardo costantemente puntato sullo smartphone, alcune persino indotte da “nobili” cause, come combattere con il correttore automatico o tenere in piedi relazioni (ne abbiamo parlato qui e qui), ma anche, eventualmente, per ragioni professionali varie.
Chi usa attivamente Twitter sa che le “menzioni” e le “interazioni” reclamano possibilmente una presenza, che per altro risponde alle dinamiche della cortesia (l’hashtag #TwitterGalateo sta raccogliendo molte regolette).

Tornando all’espressione “Send and run”, è evidente che correre si può, ma bisogna lasciare il dispositivo.
Ma poi come farebbe il mondo senza di noi?

Francesca Chiusaroli, Scritture Brevi
31 maggio 2013

Sul diasistema delle scritture nella CMC i convegni di Scritture Brevi e mio, in stampa, qui.
Su scritture brevi e ambienti della comunicazione un mio contributo qui.

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Francesca Chiusaroli

About Francesca Chiusaroli

Sono nata a Recanati, dove vivo. Mi sono laureata a Macerata, dove oggi insegno linguistica. Tra allora e ora, altre sedi.

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