“E niente,” – e che la storia cominci


E’ davvero significativa certa pratica diffusa di iniziare il twit con “E niente,…” (bella segnalazione ricevuta da Isolaria Pacifico, @isopaci).
Data la fatica di comporre facendo entrare un pensiero nel contenitore già angusto dei 140 caratteri, è sorprendente infatti tale consuetudine di riservarne ben 10 per un’espressione inutilmente ingombrante.

Si tratta di un elemento formulare di attacco di cui si registra ampia presenza su Facebook (credo che si debba cercarne lì la prima fonte, mentre il passaggio a Twitter si spiega con il tipico processo di interscambio di forme e funzioni dei social network).

Entrano in gioco, nella determinazione della struttura ricorrente, la caratteristica organizzazione “per stati” della time line, la tendenza a rilasciare continue dichiarazioni personali su di sé, più volte di seguito in una stessa giornata, la sollecitazione, da parte della macchina, con domande personali del tipo: “Cosa stai facendo?” “A cosa stai pensando?”.

Queste le condizioni da porre all’origine delle “formule di esordio” che, attraverso stereotipi conversazionali, danno luogo alla simulazione di un discorso intimo e informale, una chiacchierata tra amici, un rilassato colloquio, un’interazione parlata.

Nei diversi gradi di rilevanza che una dichiarazione di stato possa avere, un attacco con “E niente,” colloca volutamente la frase nella categoria della massima irrilevanza contenutistica, vuoi con l’intento dell’effetto sorpresa (introdurre con nonchalance una notizia “bomba”), vuoi semplicemente come rituale modo di dire di marca confidenziale.

Delle formule di “riconoscimento” dei generi di scrittura si occupa, ad esempio, la stilistica.
Iniziare un racconto con “C’era una volta” (e terminarlo con “e vissero felice contenti”) identifica la produzione immediatamente nel genere della “fiaba”. Non vi è in tal caso relazione tra il significato letterale dell’espressione e il contenuto (nessuno si immagina che realmente “sia avvenuto una volta” quello che si va a raccontare o a ascoltare).
Continuando i paragoni, nell’antica tradizione orale dell’epica inglese antica il cantore di versi (cantastorie) era solito invitare a raccolta il suo pubblico attraendolo con il richiamo dell’interiezione “Hwaet!” (come un “Ehilà!”). Si apre con questa formula il poema Beowulf. Ma in seguito, con la stessa espressione inizieranno i testi della letteratura inglese antica anche quando la figura del cantore verrà sostituita da quella del solitario monaco intento a comporre nel chiuso dello scriptorium monastico.
Nell’uno e nell’altro caso la formula genera aspettativa quanto ai contenuti, crea ambiente ed atmosfera.

Si tratta di espressioni della lingua che vengono assunte alla dimensione letteraria e si fanno stilemi.

E oggi?
“E niente,” – e che la storia cominci!

Le formule dei social network sono scritture brevi (sulla formula “Certa gente” qui un post di Lova).

Francesca Chiusaroli, Scritture Brevi
2 giugno 2013

Immagine: copertina del volume di Albert Bates Lord, The singer of tales (1960).

Lord

Francesca Chiusaroli

About Francesca Chiusaroli

Sono nata a Recanati, dove vivo. Mi sono laureata a Macerata, dove oggi insegno linguistica. Tra allora e ora, altre sedi.

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