In concomitanza con #paroleirritanti si è diffuso un hashtag parallelo #parolebellissime.
Una rapida analisi fa notare la prevalenza del connotato semantico rispetto al piano del significante che invece tende a caratterizzare, ed anche a prevalere, nel caso di #paroleirritanti.
In linea con il commento già espresso in questa sede sulla capacità della lingua di suscitare emozioni e passioni, potremmo dire che la passione tende a coinvolgerci emotivamente soprattutto a difesa del bel parlare, come un impegno a contrastare gli abusi linguistici, un infervoramento “contro”.
In generale l’hashtag #parolebellissime appare dunque dominato dal “senso” molto più che dal “suono”, come mostrano le numerose occorrenze di “ti amo” (benché non manchino gli usi ironici e sarcastici).
Per ciò che interessa il segno come entità fonica o grafica e la nozione di “scritture brevi”, si registrano pochissimi casi di tvb e di lol.
Più abbondanti le occasioni dove lol compare con valore di espressione interiettiva, segnale di accompagnamento aggiunto alla parola proposta.
Come pure funzionano volentieri come elementi di commento i vari “minoreditre” (<3), cuoricini, smile.
Essi annettono una speciale marca emotiva al concetto di “bello” di cui si discute. Diventano una nota visiva sostanziale.
Per noi sono tutte #parolebellissime queste scritture brevi.