Dell’appartenenza, ovvero: l’altra faccia dell’hashtag

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Sei d’Ancona se… “te metti la filandese e vai al bar a mangià la polacca”. Oppure, come ha scritto la mia amica Paola Ciccioli, sei di Urbisaglia  “se d’inverno javi all’asilo Giannelli. E d’estate in colonia all’asilo Giannelli”. Sei di Rovigo, sei di Mestre, sei di Ceccano, sei di Trento o di Teramo, sei di questa o di quella scuola, di un quartiere o dell’atro… . Facebook è pieno di gruppi del genere, all’interno dei quali le persone raccontano, per lo più in dialetto nel caso delle città e dei paesi, storia, storie, fatti, personaggi, modi di dire e di fare di un luogo condiviso. Il vestito che questi gruppi indossano è vario: si va dal gruppo chiuso a quello aperto, dalla comunità al personaggio pubblico, con il minimo comune denominatore del senso di appartenenza.

Mi sono iscritta al gruppo anconetano per curiosità e anche per… senso d’appartenenza, viste le mie origini doriche. Scorrendo i numerossissimi post, ho notato prima di tutto l’entusiasmo delle persone e la grande quantità dei contributi, l’uso del dialetto, che fa di queste pagine veri e propri contenitori di indicazioni interessanti per gli addetti ai lavori (linguisti, glottologi, filologi…), e una altrettanto interessante stratificazione di “periodi storici”, che pone l’accento non solo sui fatti e sui linguaggi ormai consolidati perché molto lontani nel tempo, ma anche su quelli più recenti che, grazie all’accordo degli utenti (contributi al post, mi piace, condivisioni…), trovano in queste pagine il primo luogo del riconoscimento ufficiale come “fatto storico”. Faccio un esempio: la citazione del cà de Luzi, riconosciuto simbolo anconetano della malasorte, citato anche dagli studi più accreditati sul dialetto della città, si accompagna a quella relativa ai nomi di alcuni esercizi commerciali, esistenti ancora solo qualche anno fa e ormai cambiati, che però sono rimasti nella memoria degli anconetani con valore toponomastico: il Joyland per indicare l’ipermercato Auchan nel centro commerciale di via Scataglini e Il Sorrentino, vecchio ma mai dimenticato nome dell’attuale pizzeria Il Pincio.

Si tratta sicuramente di una moda social, ma secondo me c’è di più, perché è, di fatto, la ricerca strutturata dell’appartenenza, che fa parte dell’identità dei social network. E’, nei modi discorsivi e narrativi di Facebook, l’altra faccia dell’hashtag.

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Margherita Rinaldi

About Margherita Rinaldi

Gornalista professionista. Prima free lance, poi cronista, addetto stampa e ora esperto in comunicazione nella pa. Nasco dalla linguistica e lì, di tanto in tanto, ritorno

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