Bella rassegna a cura di Greta Sclaunich su corriere.it sulle nuove parole della rete.
Dall’elenco possiamo dedurre l’importanza della scrittura come tramite per la formazione di nuove “parole” (come lol), così come l’affermazione dei verbi derivati da prestiti, secondo le più classiche modalità dell’interferenza linguistica (con maggiore o minore “fortuna” googlare, linkare, sharare, spammare, taggare…).
Ai neologismi forniti, per lo più relativi a servizi, programmi o applicazioni, vorrei aggiungere il caso di Dubsmash, applicazione che consente di realizzare brevi video di doppiaggio unendo la propria immagine a una battuta famosa (da film, canzone, ecc.).
Definita dalla critica come una “evoluzione” del selfie, l’applicazione registra un successo repentino (forse troppo) che fa ben pensare riguardo al possibile effetto neologico: “mi/ci faccio/amo un dubsmash; mi dubsmasho”, e simili.
Una “deriva” da monitorare.