Leggete fino in fondo! (ci siete voi…)

Trovato via Giulia Sciannella (@muuffa) un commento di Nicola Di Turi (@nicoladituri) e via Lotar Sánchez (@LotarSan) il riferimento a un report del portale americano Slate svolto con Farhad Manjoo (@fmanjoo) e la società Chartbeat (che trafila!).
Si parla dei tempi di lettura dei testi nell’età di internet.
Citiamo alcuni passi dall’intervento di Manjoo, che è lungo 3 pagine, immagino volutamente (mentre sotto metterò i link):

“Sarò breve, perché non resterete qui a lungo. Ho già perso un bel po’ di lettori. Su 161 persone che sono finite su questo articolo, circa 61 (il 38 per cento) sono già andate via. Siete “rimbalzati”, come si dice in gergo, cioè non avete provato alcun interesse per questa pagina. […]
… ehi, che fate? State già twittando questo articolo? Non lo avete neanche letto! Che succede se nelle prossime righe propongo qualcosa di tremendo, come un emendamento alla costituzione che ci obbliga ad aggiungere due spazi vuoti dopo ogni paragrafo?
Ehi, aspettate, anche voi ve ne state andando? Volete commentare? Ma andiamo! Non c’è ancora niente da dire. Non sono arrivato nemmeno al punto. Sarà meglio che lo faccia: su internet pochissime persone leggono gli articoli fino alla fine.”

Seguono dei significativi grafici, che evidenziano il repentino e passeggero andamento dell’attenzione, tra gli estremi della visualizzazione e della lettura, considerando l’operazione di scrolling o lo scorrimento nella pagina digitale.

Alle lezioni di “scritture brevi” si parla del problema della concentrazione e dell’attenzione nella lettura dei contenuti in ambiente digitale.

E’ provato che chi governa un flusso rilevante di messaggi di posta elettronica non raramente omette di rispondere all’eventuale seconda domanda.

Nel caso di emanazione di documenti informativi lunghi è opportuno invitare a “leggere fino in fondo” (vale anche per singole domande lunghe).

La nostra prospettiva si riassume nella formula (che ho ripetuto in molte aule) “la sfida della comunicazione in un rigo”. Si spiega così la continua operazione di “invio” nella conversazione in chat, per tenere desta l’attenzione dell’interlocutore, che potrebbe abbandonarci al prolungarsi del messaggio “sta scrivendo”.

La TL di Twitter si fa scorrere con la spinta del dito e, nel caso di molti following, raramente “apriamo” il tweet, più raramente il link nel tweet, a meno che non sia parte di un universo del discorso che motivatamente seguiamo (un hashtag).

Una struttura come il notiziometro nella home di Repubblica.it mette in cima le notizie più calde, evidentemente sfruttando la nostra abitudine di fermarci ai primi articoli nella lettura dall’alto verso il basso.

Abbiamo parlato qui dell’organizzazione dei risultati della ricerca nel motore di ricerca e delle modalità in cui l’algoritmo procede alla presentazione (messa in ordine) dei dati.

Per una questione pratica metto in conto che alcune persone affezionate a #scritturebrevi procedano in automatico nel momento in cui ricevono un mio tweet e non hanno il tempo di leggerlo.
E sono le stesse persone che altre volte mi segnalano i refusi.

Da parte mia non posso che ringraziarle in tutti i casi e aggiungo questa riflessione odierna.

Francesca Chiusaroli, Scritture Brevi
16 giugno 2013

Farhad Manjoo, Non arriverete mai alla fine di questo articolo, trad. it. di F. Pagano, internazionale.it, 14 giugno 2013.
Nicola Di Turi, Prima di condividere questo articolo leggetelo, linkiesta.it, 11 giugno 2013.
sono sveglia
(vignetta dei Peanuts tratta da Facebook)

Francesca Chiusaroli

About Francesca Chiusaroli

Sono nata a Recanati, dove vivo. Mi sono laureata a Macerata, dove oggi insegno linguistica. Tra allora e ora, altre sedi.

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